La cicala e la formica
La cicala e la formica
Favola di Esopo
Età consigliata: dai 3 anni
La favola di Esopo intitolata “La cicala e la formica” è un racconto classico che porta importanti lezioni sulla diligenza e il lavoro. La storia mette in evidenza il contrasto tra due personaggi, la cicala e la formica, che incarnano due modi diversi di affrontare la vita quotidiana.
La cicala rappresenta l’approccio negligente e irresponsabile alla vita. Preferisce godersi l’Estate cantando e ignorando le responsabilità, come prepararsi per l’Inverno. La sua attitudine è legata all’evitare lo sforzo e il lavoro.
Dall’altra parte, la formica rappresenta il lavoro che “va fatto”. Ella raccoglie provviste e costruisce una casetta durante l’Estate in preparazione per l’Inverno. La formica è un esempio di come la diligenza e la costanza possano portare alla prosperità in futuro.
La morale della favola è chiara: il lavoro è importante, e trascurarlo può portare a difficoltà future. La cicala, che ha scelto di cantare e riposarsi invece di prepararsi per l’Inverno, alla fine soffre le conseguenze della sua scelta.
La cicala e la formica è una favola che va bene per un bambino che abbia compiuto 7 anni, con il quale si lavora sulla necessità di portare a termine i compiti affidatogli e iniziano a comparire nella vita quotidiana alcune faccende domestiche più complesse e importanti.
La cicala e la formica - Favola di Esopo
C’era una volta un’Estate molto calda, e una cicala a cui non piaceva né sudare né far fatica. L’unica cosa che le piaceva fare era cantare tutto il giorno.
Sotto il ramo dell’albero dove stava sdraiata comoda la cicala, passava avanti e indietro una formica, indaffarata a portare sulla sua schiena un sacco di cose: pezzetti di cibo, sassolini, legnetti.
La cicala, vedendo quanto sudava la formica, le disse: “Vieni quassù con me, signora formica. Fa più fresco e, mentre riposi, cantiamo insieme qualche canzone.” E così dicendo, iniziò a cantare.
“Grazie per l’invito, signora cicala, ma io sono molto indaffarata a mettere via provviste per l’Inverno e a sistemare la mia casetta per proteggermi dal freddo, quando arriverà.” E continuò ad andare avanti e indietro per il prato, indaffarata.
“Ma l’Estate è ancora lunga” continuò la cicala, “e l’Inverno ancora lontano. Non preoccuparti adesso, ci sarà tempo più avanti per mettere via le provviste.”
La formica scosse un po’ la testa e continuò imperterrita il suo lavoro, senza più badare alla cicala.
“Fai come vuoi, amica formica. Io intanto mi godo questa meravigliosa giornata standomene qui rilassata a riposare.” E la cicala riprese a cantare.
Ma i giorni e i mesi passarono veloci, ed ecco che, puntuale, arrivò l’Autunno. E poi l’Inverno, col suo freddo e col suo ghiaccio.
La cicala vagava per i campi e i prati arrabattandosi come poteva, recuperando qua e là qualcosa da mangiare e riparandosi dal freddo dove capitava.
Vagando vagando, una sera in cui il buio era sceso molto presto, la cicala incontrò una piccola casetta con la finestrella illuminata. Aveva tanta fame e tanto freddo, così bussò alla porta.
La porta si aprì e uscì la formica. Quella era la sua casetta costruita con fatica durante tutta l’Estate. Dall’interno si sentiva arrivare un bel calduccio e un odorino di cibo molto invitante.
“Buonasera signora cicala, cosa ti porta qui da me?”
“Buonasera signora formica.” Rispose infreddolita la cicala, tremando nel leggero cappottino che aveva addosso. “Ho freddo, ho fame e non ho un tetto sotto il quale ripararmi per la notte.”
La formica guardò la cicala.
“E cosa hai fatto tutta l’Estate mentre io lavoravo per procurarmi le scorte per l’Inverno?” le chiese.
“Ho cantato!” esclamò la cicala.
“Hai cantato? E adesso balla!” Fu tutto ciò che disse la formica, richiudendo la porta di casa.
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