Essere orto – Pedagogia di campagna

Maria Luna Piccolo

Educare in campagna significa abbracciare un apprendimento che coinvolga l’intera famiglia. Un’educazione di campagna implica la fusione delle necessità pedagogiche con la routine della vita rurale.
Scopriamo che non esiste confine tra noi, la natura, la nostra educazione e l’agricoltura.

Le nostre stesse esperienze sono nutrimento per l’intelletto e per lo spirito, informazioni, pensieri e sensazioni in grado di stimolare la nostra crescita fino a farci fiorire.
Ci riscopriamo estensione della natura stessa e tutto ciò che vediamo in natura rappresenta un’allegoria perfetta per le diverse lezioni di vita pratica.

Essere orto

Quando avviamo un orto possiamo scegliere principalmente tra due strade alternative: le monocolture o l’orto sinergico.

La prima prevede lo sfruttamento del suolo agrario per massimizzare la produzione di una sola specie di pianta. L’obiettivo è la produttività e spesso il profitto.

La seconda consiste in un approccio più sostenibile all’agricoltura che sfrutta la relazione tra le piante, salvaguardando l’ecosistema e ottenendo come risultato: abbondanza e qualità.

Siamo quel che mangiamo ma possiamo essere anche ciò che coltiviamo ed il modo in cui lo facciamo.

Cosa vogliamo per la nostra vita e di quale esempio vogliamo nutrire l’anima dei nostri figli? Una vita di quantità, di produttività, di individualismo oppure una vita vissuta in un’esperienza comune in cui coltivare l’aiuto reciproco, salvaguardare le differenze quali arricchimento per l’altro, una rete familiare e sociale in cui contano relazioni di qualità, esperienze condivise.

Educare in campagna, oggi, significa stare al passo con i tempi e le necessità ambientali e sociali. L’educazione di campagna può essere vista come un’opportunità consapevole e all’avanguardia.

Generazioni di genitori precedenti alla nostra erano abituati a piegarsi, lasciarsi forgiare, risistemare per rientrare nelle regole sociali considerate universali. Allo stesso modo, nell’agricoltura tradizionale, ogni anno, la terra veniva zappata, ribaltata, compattata. 

Oggi, più che mai, poniamo l’attenzione alla sensibilizzazione delle diversità e, di conseguenza, alla biodiversità. Una vita sinergica, come l’orto che andremo a coltivare, è una vita in cui non ci si piega, si vola, non ci si lascia ribaltare, compattare, si fluisce. Si collabora unendo i talenti di ognuno, i doni che ci rendono unici.

Come avviare l’orto sinergico?

La prima cosa da fare é la creazione dei bancali, ovvero aiuole di terreno rialzato che non andrà più compattato. Il terreno va lavorato a mano. La forma dei bancali può variare, noi le abbiamo disposte in maniera tale da creare un labirinto. L’importante è che tra un bancale e l’altro ci sia abbastanza spazio per far arieggiare il terreno e per facilitare il passaggio poiché le aiuole ¡non vanno mai calpestate!

Confini e comunità

Che sia in famiglia o in comunità per convivere serenamente é fondamentale creare dei confini sani e rispettosi, interiori ed esteriori. Questo non significa alzare dei muri ma prendere consapevolezza di noi stessi, dei nostri bisogni e limiti per poterci muovere in uno spazio sicuro dal punto di vista fisico, emotivo e spirituale. 

Avere chiari i propri confini e rispettarli é la chiave per una convivenza sinergica.
Condividere uno spazio é tanto importante quanto ritagliarne di propri.

Coltivazione

La coltivazione avviene durante tutto l’anno scegliendo, di volta in volta, le piante adatte alla stagione corrente. Non è esclusa la stagione invernale poiché mantenere viva la terra e salvaguardare i microrganismi che la abitano significa accertarsi che vi siano tutti gli elementi che sostengono questa vita, come, ad esempio, le radici delle piante.

Su ogni bancale convivono diverse colture che si sostengono l’un l’altra facendo della diversità una ricchezza e una fonte di nutrimento e sostentamento.

Diversità come ricchezza

Anche nella vita reale possiamo sperimentare la ricchezza della diversità. Se fossimo tutti uguali l’offerta e la condivisione sarebbero monotone. È proprio grazie alle differenze, all’investimento dei propri talenti unici che possiamo accrescere l’esperienza collettiva. 

Se tutti portassimo una cipolla per preparare una zuppa sarebbe solo una zuppa di cipolle. Ma se ognuno portasse un ortaggio diverso, una cipolla, una testa d’aglio, una carota, una zucchina e così via allora potremmo cucinare e nutrirci di qualcosa ricco e saporito.

Questo è un esempio molto banale ed infantile ma che mi piace spesso ripetere a mia figlia.

Nel coltivare una rete familiare e sociale di qualità e non quantità stiamo pur certi che non resteremo soli nemmeno nei periodi bui e difficili, negli inverni delle nostre vite perché diventeranno suolo fertile per la vita.

Ogni cosa ha la sua stagione

Ogni stagione, ogni fase lunare, nasconde delle chiavi guida per la coltivazione delle nostre piante.

Allo stesso modo ogni persona ha i propri tempi ed il proprio modo di vivere i cambiamenti.

Questo dobbiamo ricordarlo più che mai quando si tratta dei bambini e sono in fasi di sviluppo particolarmente delicate. Non facciamo comparazioni. La vita è varia, il nostro orto è sinergico e variegato, così anche il nostro nuovo modo di fare comunità e di intendere la famiglia. 

La pacciamatura

La pacciamaura è un elemento fondamentale nell’orto sinergico ed è la copertura del terreno con materiali naturali isolanti come la paglia o le foglie

La pacciamatura permette di isolare il terreno dal caldo e dal freddo eccessivo, così come in natura il terriccio non è mai spoglio ma sempre ricoperto di foglie, o di muschio o di altri arbusti.
Inoltre la pacciamatura da la possibilità al terreno di ‘fertilizzarsi da sé’, utilizzando le sostanze organiche che lo compongono. Senza questo processo il suolo si impoverirebbe fino a morire.

L’empatia 

L’empatia è la pacciamatura della nostra vita insieme. L’ascolto empatico ha un effetto curativo verso l’anima di chi sta attraversando emozioni o momenti difficili. Questo crea un velo che attutisce il colpo senza che altri si facciano responsabili del proprio sentire. Ma, anzi, è proprio attraverso una rete solidale ed empatica che riusciamo a sentirci sostenuti ma al contempo fare esperienza delle nostre emozioni, sensazioni e cambiamenti per crescere. 

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