Educazione in campagna

Educazione in campagna

Educazione di campagna

Tutto parte dal contesto

Quando parliamo di “educazione di campagna” la prima immagine che viene alla mente è naturalmente il contesto: una cornice di colline e montagne ricche di una vegetazione rigogliosa, campi lavorati, animali che scorrazzano in fattoria, uccelli che nidificano sugli alberi vicini alle case dei contadini.

Tutto parte da qui, da questa visione, dal contesto.

Perché l’educazione di campagna non fornisce istruzioni sull’ambiente educativo, ma è lo stesso contesto che plasma, come conseguenza di una scelta ed uno stile di vita, l’approccio educativo.

L’ambiente di campagna è già intriso di tutti gli strumenti che sostengono il bambino nella sua crescita.

L’approccio alla vita

La prima esperienza in campagna che il bambino sperimenta è l’approccio stesso alla vita che, chiaramente, in questo contesto si rivela essere diverso da quello che si coltiva in città. 

È incredibile notare come l’ambiente in cui si viva influenzi ogni sfera della nostra esistenza.

Fin da quando il bambino si forma nel ventre materno riceve le prime informazioni sul mondo circostante.

Quando la madre si rilassa al sole di una giornata primaverile lui conoscerà il cinguettio degli uccelli, il canto del gallo, il suono delle campane della chiesa di paese che rimbombano tra le vallate.

È facile che le donne di campagna più anziane chiedano alla madre, che abbia appena partorito, se ha già esposto il bambino al sole.

È questa l’immagine alla quale mi riferisco quando dico che al principio della pedagogia di campagna viene posto, su una scala di valori, l’approccio alla vita. La consapevolezza del mondo che ci circonda, il sapore della natura che ci ospita.

E la natura ha una posizione rilevante nella gestione del tempo e delle attività da portare avanti in famiglia.

Il dato più evidente a livello visivo per un bambino è lo scorrere delle stagioni che in natura si traduce in un cambiamento marcato.

Gli alberi fioriscono, seccano le foglie e poi si spogliano. I fiori di tarassaco preannunciano la primavera, le rose la rimarcano, il grano riflette il calore del sole estivo, la neve imbianca i monti d’inverno.

Il bambino impara a conoscere anche che esiste un calendario lunare a cui fanno riferimento gli adulti nella cura della casa e dell’orto.

La propria casa diviene un’estensione di ciò che avviene alla Madre Terra nel suo percorso stagionale.

In estate avvengono i grandi raccolti, in autunno si chiude il compost per il ciclo successivo, in inverno si prepara il semenzaio, in primavera l’orto è rigoglioso.

Le mele segnano il tempo dell’equinozio d’autunno, le albicocche seguono il solstizio d’estate.

In luna piena si raccolgono le erbe, in luna nuova è tempo di piantare.

Nel periodo di Pasqua le galline covano i pulcini, a Natale scarseggiano le uova per la frittata.

La primavera si apre con le grandi pulizie della casa, i pomeriggi trascorsi fuori sono più lunghi e in inverno si ascoltano storie intorno al fuoco rincasando per il tramonto.

Tutto è sintonizzato sullo stesso ciclo vitale.

Anche i ritmi quotidiani variano nei quattro capitoli dell’anno. L’allarme della sveglia è sostituita dal sorgere del sole ed il canto del gallo. Un bambino che non va a scuola è libero di svegliarsi guidato dal proprio orologio biologico. Ecco perché è probabile che d’estate sia già in piedi alle sei e d’inverno preferisca stare a letto Gino alle otto.

Con la stagione fredda si cena presto, d’estate si pranza tardi.

Tutto segue un flusso armonico ed ancestrale. 

Anche i lavori nel campo o nell’orto crescono con l’espandersi della luce solare e si fermano nel periodo di letargo.

E tutto ciò che ruota intorno al bambino e le sue prime esperienze nel mondo sono un’opportunità di gioco e di apprendimento.

La vita in famiglia

La vita di campagna non è frenetica come quella che si trascorre in città poiché non ha orari rigidi nella sua quotidianità. Eppure si lavora sodo, ci sono sempre tante cose da portare a termine ma anche momenti giusti per riposare.

Il bambino osserva e vede che i genitori impegnano le proprie mani in arti diverse. Ed è attraverso l’osservazione ed il coinvolgimento che impara presto tutte le attività che concorrono a formarlo nella sua sopravvivenza. Per il bambino tutto è un gioco. Imparerà presto a collaborare insieme agli altri senza che questo gli venga imposto come regola. Sorgerà in lui un interesse spontaneo nell’imparare a fare tutte quelle cose concrete che da sempre vede fare ai più grandi nelle loro giornate.

Impastare il pane, spolverare i mobili, tagliare la legna, innaffiare i fiori, raccogliere gli ortaggi, seminare le piante, concimare gli alberi, raccogliere le uova, cibare gli animali.

E quando non è impegnato in nessuna di queste, ed altre, cose avrà abbastanza spazio all’aria aperta per correre e giocare liberamente, plasmando la propria creatività ed immaginazione.

L’opportunità didattica

Il primo strumento dell’apprendimento del bambino di campagna è proprio la sua fantasia, lasciata libera di crescere ed esprimersi.

Un legnetto diventa un Pinocchio, la terra sostituisce i didó, con i sassi costruisce casette e fattorie, le foglie d’autunno sono ali di gufo. Ma anche per i più piccoli, quelli che appena imparano a gattonare, il proprio giardino è un prezioso luogo di esperienza. Con mazzi di alloro si crea un sonaglio leggero, l’erba stessa è il suo tappeto sensoriale che ospita mille forme, colori, consistenze e creature viventi ed animate.

Le chiome degli alberi sono grosse giostrine da seguire con lo sguardo quando la brezza estiva sventola le foglie. 

Il linguaggio si sviluppa precocemente ascoltando gli adulti intorno a sé e ritrovandosi spesso a dover scandire bene le proprie parole, parlando a voce alta, per farsi sentire dagli altri all’altro lato del campo.

La motricità è stimolata continuamente sia nella forma fine, con la cucina o il giardinaggio, sia a livello fisico durante le esperienze all’aperto.

E più il bambino cresce più il luogo in cui vive getta spontaneamente le basi didattiche intellettuali.

Quando raccoglie le uova al mattino e la mamma gli chiede “quante uova hai raccolto stamattina?” e poi, ancora, aggiungendole a quelle della riserva gli domanda “quante uova abbiamo in tutto?” il bambino avrà appena formulato un’operazione matematica.

Ogni attività che venga svolta dentro e fuori casa in un contesto di campagna è intrisa di valore educativo e didattico, toccando ogni corda del bambino, fisica, morale, razionale e spirituale.

La sfera animica e morale

La vita in famiglia permette al bambino abbastanza tempo e spazio per conoscere e mettere in pratica i valori che gli vengono trasmessi attraverso l’esempio senza continue distrazioni.

Il contatto con gli animali domestici e selvatici gli permette di sviluppare un’empatia che sia libera da ogni discriminazione specista.

Il bambino di campagna impara a convivere in armonia con gli altri esseri umani e le altre creature del mondo. 

È un essere umano consapevole e presente del e nel mondo che lo circonda.

Socialità e qualità delle relazioni

Un bambino di campagna che non vada a scuola, o che ci vada più tardi, rischia di apparire come un bambino a cui viene privata l’opportunità sociale.

In realtà è all’interno della propria stessa famiglia che lui apprende, mette in pratica è coltiva ciò che poi porterà nel mondo esterno. Anche il rapporto con gli animali forgia la sua capacità relazionale con il diverso e sono inclusi, nei momenti di socializzazione, tutte quelle relazioni che nascono nei contesti quotidiani come il mercato, il contatto con il vicinato ecc.

La scuola non può e non deve rappresentare l’unico ambiente sociale per i bambini.

Esistono i figli degli amici, i luoghi ludici e ricreativi, gli ambienti artistici e sportivi.

Le opportunità di socializzazione con bambini della stessa età e di età diverse sono molteplici.

Siamo abituati ai ritmi scolastici che prevedono una presenza quotidiana di bambini riuniti in gruppi da 10, 15 o 20.

Quando un bambino di campagna inizia a coltivare la propria rete sociale è difficile che incontri i suoi amici tutti i giorni della settimana. Allora l’attenzione si sposta dalla quantità delle relazioni alla qualità.

Poiché nasceranno relazioni che poi verranno coltivate e si avrà anche il tempo per imparare a stare da soli, con le proprie riflessioni, le proprie sensazioni, la conoscenza di sé e la lenta digestione delle esperienze vissute.

Il rapporto con l’ambiente

Anche la relazione con la Madre Terra è più consapevole fin dalla tenera età. Il bambino di campagna impara che persino le famiglie non vegetariane conservano una certa etica nell’alimentazione. 

Che la terra non va sporcata, non va sfruttata. Che gli animali, anche il più piccolo insetto, va rispettato. E questo valore è quasi un’urgenza dei nostri tempi.

Tutto ciò che seminiamo nei loro cuori adesso un giorno sarà un albero ricco di frutti da donare alle generazioni a venire.

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