Come si sviluppa il bambino dalla nascita ai 7 anni

Fasi di sviluppo dalla nascita ai 7 anni

Abbiamo parlato ne  I primi passi nella pedagogia Waldorf   di quali siano gli aspetti principali su cui si fonda la pedagogia steineriana. Ora vediamo nel dettaglio cosa accade nei primi sette anni di vita del bambino.

Il periodo che precede la maturità scolastica, piò o meno fino ai sette anni, è contrassegnato da un’attività particolarmente intensa dei sensi del bambino. Ad ogni esperienza sensoriale corrisponde una reazione interiore immediata, su cui si fonda l’impulso di imitare tutto ciò che percepisce e che avviene intorno a sé. Molti processi evoluti e cognitivi essenziali si fondano proprio su tale capacità di imitazione, come imparare a camminare, a parlare e a pensare. 

Camminare, parlare e pensare

Dalla nascita fino alla seconda dentizione, all’incirca fino ai sette anni di età, il corpo del bambino compie su di sé un grande lavoro, molto diverso dai compiti di ogni altro periodo della vita. I suoi organi non sono ancora formati del tutto e dovranno plasmarsi in determinate forme. Anche in seguito ci sarà una crescita, ma questa avverrà sulle forme che si sono plasmate durante i primi sette anni di vita. 
Facciamo un esempio. Pensate di giocare con della pasta modellabile, come il Das. Un pomeriggio decidete di riprodurre il cuoricino, i polmoni, l’intestino e tutti gli organi del vostro corpo, e alla sera andate a letto soddisfatti. La mattina seguente, al risveglio, vi rendete conto però che il cuoricino l’avreste dovuto fare un pò più cicciottello, e cercate di modellarlo di nuovo: ma il Das oramai è indurito. L’organo si è formato. 

Tutto ciò avviene nel corpo del bambino. A questa età non vi è separazione fra spirito, anima e corpo; tutto ciò che opera dall’esterno viene interiormente riprodotto. È come se il bambino fosse completamente organo di senso. Egli gusta il latte materno, il suo primo nutrimento, fin dentro nelle membra. Lo vive. 
Ciò che più tardi avviene nella bocca, nel palato, nella lingua con il gusto, si svolge nel bambino in tutto l’organismo. Egli sente il gusto molto più profondamente, come se l’organo del gusto si estendesse in una grande parte del corpo. E così per gli altri sensi. 

Il corpo del bambino, come organo di senso, filtra quanto avviene nell’ambiente che lo circonda accogliendolo in sé. Perciò ogni stimolo esercitato dall’ambiente si propaga fino al fisico del bambino.
Dopo aver acquisito questa prospettiva, pensiamo alle tre attività principali che vengono conquistate dal bambino nei primi tre anni di vita, e come queste siano determinanti per tutta la vita: camminare, parlare e pensare.

Camminare

Imparare a camminare significa porsi in una posizione di equilibrio di fronte all’intero mondo spaziale e scoprirne le direzioni. È un processo che avviene naturalmente e se osserviamo con attenzione riusciremo a scorgere come il bambino attinga da sé stesso le forze orientanti.

Sembra che l’organismo del bambino sia predisposto a portarsi nella posizione verticale, ad adoperare le braccia in equilibrio rispetto al mondo spaziale. Tutto ciò è predisposto nel bambino, e se cominciamo a introdurre la seppur minima costrizione in ciò che vuole la natura di un bambino, se non lasciamo l’umana natura libera, abbandonata a se stessa, e se non sappiamo limitarci a esserle soltanto di aiuto, noi la guasteremo per tutta la vita. In particolare roviniamo la vecchiaia, poiché nell’età infantile vi è il germe di tutta la nostra vita terrena. 

Non vi è dunque un’età giusta per imparare a camminare. L’uomo, a differenza degli animali, passa attraverso uno sviluppo del tutto individuale che oscilla continuamente tra la precocità e il ritardo, in tutte le fasi della sua esistenza. Fare la cosa giusta al momento giusto è la più elevata arte della vita e ogni essere umano si muove, coscientemente o meno, verso questo scopo.

Parlare

Il bambino comunica attraverso il suo intero organismo e impara a parlare quando impara a orientarsi nello spazio. La fisiologia moderna pone una corrispondenza fra il movimento della mano destra e il cosiddetto organo di Broca (l’area del linguaggio articolato) nella metà sinistra del cervello. In poche parole, quando la mano si muove nello spazio e compie gesti, qualcosa va nel cervello e olia il motore della parola. Questa naturalmente è una piccola parte di ciò che si sa scientificamente del fenomeno, ma per noi è più che sufficiente per comprendere che il parlare sia un risultato del camminare, cioè dell’orientarsi nello spazio. Pertanto il modo in cui il bambino dominerà il linguaggio, dipenderà molto da come ha imparato a camminare. 

Un altro punto importante, è che spesso si pensa di far bene al bambino abbassandosi nel parlare al suo livello. Questo atteggiamento non rispecchia la realtà e può creare confusione. Il bambino non vuole avere un linguaggio atteggiato in maniera infantile: vuole udire il linguaggio veritiero dell’adulto. Dobbiamo perciò parlare al bambino come siamo abituati a parlare nella vita di tutti i giorni. D’altronde, è proprio il bambino a mostrarci la via corretta. Egli infatti, prima che si rivolga a sé stesso con IO e cominci il pensiero autocosciente, è incapace di mentire. Imparare a parlare, all’inizio, è dire esclusivamente la verità.

Anche l’interruzione andrebbe evitata. Se un bambino pronuncia male una parola, non è necessario correggerlo poiché distruggeremo l’immediatezza e la spontaneità. L’unica cosa che il bambino impara da questo modo di fare sarà quella di interrompere più tardi i suoi genitori mentre parlano. 

Pensare

Dopo il parlare, il bambino impara a pensare. Ma cos’è il pensiero? Secondo Rudolf Steiner è la capacità di portare senso, ordine e coerenza in tutto ciò che noi sperimentiamo. L’uomo è infatti in grado di comprendere ciò che vede, ma anche ciò che non vede, come ad esempio la matematica che noi possiamo afferrare solo in concetti. Tuttavia, il bambino piccolo non è ancora in grado di pensare per concetti, poiché egli si sente attivamente unito all’oggetto della sua esperienza. Per lui, pensieri e percezioni sono inizialmente una cosa sola.
Poi l’esperienza si arricchisce dei nessi logici che caratterizzano il pensiero: all’inizio il bambino capisce attraverso l’osservazione e l’imitazione involontaria, poi comprende il significato delle parole che danno un nome alle cose e creano relazioni, infine acquisisce la capacità di riflettere. In questo momento il bambino non si rivolgerà più a se stesso chiamandosi col suo nome, ma dirà IO. Tutto ciò avviene per mezzo della sua attività di pensiero.

Notate come i pensieri e le parole siano intimamente legati, come se dalle parole si sviluppasse lo stesso pensiero. Qual è il nostro ruolo in questo?Affinché il bambino possa trarre dal parlare il giusto pensare, è necessario che i pensieri intorno al bambino siano chiari. Il peggio che possiamo fare al bambino è suscitare disordine. Quando ad esempio diamo un’indicazione qualsiasi, e poi la ritiriamo dicendo qualcos’altro, creiamo confusione nel pensiero del bambino, e questa è per Steiner la principale causa del nervosismo umano nell’attuale civiltà. 

Le condizioni per la giusta crescita

Riprendiamo il concetto che il bambino sia un organo di senso organizzato in maniera straordinariamente fine ed è ricettivo agli influssi fisici che lo circondano. Per questo è necessario creare un ambiente fisico adatto al bambino, in modo che i suoi organi fisici si plasmino nelle giuste forme. Ma dobbiamo porre attenzione anche ad un altro ambito della vita. Fino ai sette anni di età, è della massima importanza che anche l’atmosfera che circonda il bambino sia armoniosa.

Ci sono due magiche parole che indicano come il bambino entri in relazione con il suo ambiente nel primo settennio: imitazione ed esempio. Il bambino imita quello che avviene nell’ambienteattorno a lui, e nell’imitare i suoi organi si plasmano nelle forme che poi rimarranno nel corso della sua intera esistenza. E per ambiente non si deve intendere soltanto quello che materialmente avviene attorno al bambino, ma tutto quello che può venire percepito dai suoi sensi.
Se ad esempio ci muoviamo lentamente o impetuosamente, il bambino accoglie tali impressioni con la medesima intensità con cui accoglie le impressioni che agiscono sul gusto, o sul tatto, o gli altri organo di senso.

Il bambino è ricettivo non soltanto per gli influssi fisici che lo circondano, ma lo è anche per quelli morali, specialmente per l’influsso dei pensieri. Per quanto possa sembrare paradossale all’uomo di oggi, abituato a ragionare in maniera materialistica, il bambino sente ciò che pensiamo attorno a lui. Non basta quindi che attorno al bambino i genitori evitino di fare cose visibilmente sconvenienti. Dobbiamo essere veritieri e compenetrati di moralità nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti. Infatti il bambino plasma il proprio essere non soltanto a seconda delle nostre parole o delle nostre azioni, ma lo plasma secondo la nostra disposizione d’animo.

Di conseguenza, dovremmo fare attenzione che nelle vicinanze del bambino non accada nulla che egli non possa imitare, nulla per cui fossimo costretti a dire “questo non devi farlo“. Poiché nessun discorso morale, né insegnamento razionale, agisce sul bambino come noi vorremmo, è bene evitare tutte le azioni morali o immorali, sensate o sciocche che egli può percepire. Il bambino piccolo riesce a fiutare da ciò che noi facciamo attorno a lui, quali pensieri stanno alla base di un nostro gesto o atteggiamento. E riesce a fiutarli non perché interpreta il gesto, ma grazie all’intima connessione che esiste tra bambino e adulto, molto più viva di quanto lo sarà più tardi quella dell’adulto con altri adulti.

Per questo la pedagogia Waldorf ci dice che non possiamo permetterci, accanto al bambino, di pensare o di sentire altro se non quello che può continuare a vivere nel bambino.

Dobbiamo dunque domandarci: Che uomo o donna sono? Quali impressioni il bambino riceve attraverso di me? Il bambino mi può imitare?

Piccoli suggerimenti nel quotidiano

Mentre noi genitori ci avviamo a un percorso di autocoscienza, possiamo adottare alcuni comportamenti che gioveranno sicuramente al bambino.

1. Giochi di fantasia

A un bambino si può fare una bambola piegando un tovagliolo, creando le braccia con due delle punte, le gambe con le altre due e la testa con un nodo, e infine disegnando con dell’inchiostro gli occhi, il naso e la bocca. Oppure si può comperare una bella bambola con capelli veri e guance dipinte, e darla al bambino. Ora si pone una questione educativa. Quando il bambino ha di fronte a sé il tovagliolo annodato, egli deve completare con la fantasia ciò che fa assomigliare il tovagliolo ad un essere umano. Questo lavoro di fantasia agisce sulle forme del cervello in modo da plasmarle. Se invece il bambino riceve la bella bambola, il cervello non ha più nulla da fare, intristisce e si inaridisce, invece di schiudersi. 
Lo strumento di gioco più adatto è quello che non ha una forma ben definita e che lascia libero il bambino di lavorare con l’immaginazione e la fantasia. Persino un bastoncino può diventare un’occasione di gioco!

2. La musicalità

Soprattutto nella prima infanzia è importante utilizzare la musica e le canzoncine per stimolare il ritmo del bambino, dando maggiore peso alla bellezza della musica e meno al suo significato. Più qualcosa agisce in modo vivo e fresco sull’occhio e sull’orecchio, meglio è per lo sviluppo del bambino. Come disse Armin Husemann, ne La costruzione musicale del corpo umano, ogni attività canora e musicale ha un effetto armonizzante sull’attività del corpo astrale.
(Per approfondire cos’è il corpo astrale ti rimando a I primi passi nella pedagogia Waldorf). 

3. I colori

Rudolf Steiner ha richiamato l’attenzione sull’azione fisiologica dei colori. Ad esempio, quando osserviamo una superficie rossa, in noi si produce il suo colore complementare: il verde. Fate la prova guardando per un momento una superficie colorata e indirizzando poi rapidamente l’occhio su di una superficie bianca. Tale processo avviene con maggiore intensità nei bambini rispetto agli adulti, e influisce sulla formazione della costituzione fisica del bambino. 
Così, si dovrà circondare un bambino nervoso di colori sul rosso o sul vermiglio, in modo da far nascere nella sua interiorità il verde complementare. L’attività svolta dal bambino per produrre il verde agirà calmandolo e gli organi acquisteranno la tendenza alla calma.
Al contrario per un bambino introverso, eccessivamente racchiuso in sé per un senso di solitudine o per pigrizia, si dovrà ricorrere ai colori blu. In questo modo nella sua interiorità si susciterà il colore complementare giallo che ha un effetto stimolante sull’attività.

Il passaggio al secondo settennio

Intorno ai sette anni lo sviluppo degli organi trova una sostanziale conclusione e lo spuntare dei denti definitivi sancisce la conclusione di un importante processo che è accaduto nell’organismo in questi primi sette anni di vita del bambino: la prima trasformazione della figura umana. La testa non predomina più sul resto del corpo, la figura si assottiglia, le gambe e le braccia si allungano e pian piano la figura si avvicina alle proporzioni dell’età adulta. Il corpo eterico depone il suo involucro (Per approfondire:I primi passi nella pedagogia Waldorf) e comincia l’epoca dell’educazione.

Se sei in dubbio, e vuoi capire se tuo figlio è pronto per l’ingresso a scuola, ti consiglio di leggere alcuni appunti sull’argomento: Il bambino è pronto per la scuola?

Ricordate, il segreto di un sano sviluppo è: ogni cosa a suo tempo.

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